giovedì 23 febbraio 2012

musica e cervello

Si comincia a spargere pietruzze* affrontando il tema "musica e cervello", così ci si tiene vicino qwe il più possibile. E non aspettatevi comunque troppo da un blog di pensieri sparpagliati.

Ho cominciato il laboratorio in Certosa sventolando una  vecchia pagina del Il Sole-24,  nella quale spiccava in rosso la notizia: "Uno studio di Gazzaniga** mostra che gli studenti che suonano sono più bravi anche nelle materie più importanti". L'articolo poi spiegava come dalla ricerca di un gruppo di affermati neuroscienziati stia emergendo che  l'apprendimento musicale ha chiari effetti positivi sulle capacità di pensiero. La pratica della musica si accompagna a vantaggi cognitivi specifici: chi la  esercita dispone alla fine di strategie sofisticate per manipolare l'informazione anche non musicale e si è inoltre visto che nei bambini la pratica musicale migliora le prestazioni geometriche (ma non quelle numeriche). Ho subito aggiunto che pure chi studia matematica migliora le capacità del proprio cervello in campi anche non matematici. I piccoli studenti, alla notizia,  hanno sbadigliato, aspettando attività o notizie più coinvolgenti, e allora ho acceso il proiettore e ho  mostrato e commentato vivacemente diversi video presi da youtube.   
Per voi, invece, prima dei video, un adeguato Prologo che dovrebbe far intuire come la musica sia intimamente coinvolta nelle forme alte di pensiero legate alla comunicazione e al linguaggio. 

Prologo

È uscito recentemente il libro di un antropologo britannico*** che propone un’analisi delle origini del linguaggio che tiene conto del ruolo che la musica ha nell’evoluzione delle forme di comunicazione, e che porta a comprendere come, a un certo punto della sua storia, l’uomo abbia cominciato a comunicare linguisticamente. Considerare una forma di comunicazione non verbale quale la musica importante per la genesi del  linguaggio è a mio avviso molto positivo e importante perché impone di prendere in considerazione, nello studiare il pensiero, non solo il cervello ma anche il corpo  dell’essere umano: le sue capacità motorie, le sue emozioni, la sua anatomia, la sua interazione con l'ambiente e così via, superando in tal modo definitivamente la contrapposizione  cartesiana tra corpo e mente.
Questo lavoro si basa su una tesi di fondamentale importanza: musica e linguaggio hanno lo stesso precursore evolutivo, ovvero un sistema di comunicazione che ha caratteristiche comuni a entrambe e che, a un certo punto della evoluzione umana, ha dato vita a due diversi sistemi di comunicazione. Osservare le caratteristiche di questa forma di comunicazione prelinguistica, che Mithen chiama "protolinguaggio" ci permette di comprendere più a fondo  le caratteristiche del linguaggio odierno. Il proto-linguaggio è un sistema di comunicazione composto non da parole, ma da messaggi vocali e corporei e si presenta come:
- olistico: le espressioni  multisillabiche che lo compongono non sono scomponibili in sottounità significanti
- manipolativo: non ha lo scopo di comunicare cose sul mondo, bensì quello di spingere all’azione o di provocare particolari stati emotivi
- multimodale: coinvolge diversi moduli cognitivi ed emotivi
- musicale: la voce si articola su diversi toni a seconda delle emozioni vissute e trasmesse.
mimetico:, attraverso rapporti sinestetici e onomatopeici, imita sia i suoni naturali sia quelli dei versi animali  (n.d.r. - un esempio di mimesi: i Tenores di Bitti ; per le antichissime origini dei Tenores sardi (periodo nuragico, età del bronzo) leggere  Canto a tenore )
È interessante vedere come, da questo tipo di comunicazione, si sia passati a vere e proprie forme linguistiche e verbali di comunicazione, passaggio che contempla due movimenti: la segmentazione e la creazione di espressioni dal valore simbolico. La segmentazione consiste nello spezzettamento dei messaggi del protolinguaggio in espressioni più piccole e di valore significante che farà da base alla possibilità di costruire un significato simbolico e referenziale alle parole e di trasformare così il linguaggio  in un sistema di comunicazione composizionale.
La differenza tra linguaggio verbale e musica è che quest’ultima non utilizza simboli. Le note musicali, vale a dire le unità minime di una melodia, infatti, non rappresentano oggetti né concetti. Ma entrambi, linguaggio e musica, sono strumenti di comunicazione tra noi uomini.
La differenza fondamentale tra i due sistemi di comunicazione consiste nel loro diverso ruolo comunicativo: il linguaggio, riferendosi al mondo, serve a comunicare informazioni, mentre la musica, essendo un sistema manipolativo e non referenziale di natura olistica, ha il compito essenziale di suscitare e trasmettere emozioni. Questa comunicazione  è tanto pervasiva da riuscire a catalizzare quelle reazioni che consentono il disgregamento di un forte senso dell’io in favore di un collettivo senso del "Noi" (chi non conosce l'uso delle marce e dei canti militari, ad esempio, o dei canti religiosi?).
Mithen suggerisce l’esistenza di una complessa relazione tra la nostra corporeità e la nascita del linguaggio e della musica. Tale relazione è complessa poiché estremamente complessi sono entrambi i termini che la compongono. La nozione di corporeità, infatti, fa riferimento a un corpo che si muove e desidera, agisce e si evolve in relazione all’ambiente o in riferimento a esigenze dettate dal contesto sociale. 
Mithen ha ragione, a mio avviso,  quando  scrive che “La musica è profondamente radicata nella nostra biologia”. Il corpo infatti ha un ruolo fondamentale nella sincronizzazione motoria, nell’espressione delle emozioni e nell’intrattenimento di legami interpersonali. 
Mithen suggerisce che per comprendere l’origine di musica e linguaggio, ma anche per capire come essi funzionano, a che cosa servono e perché ne facciamo uso, bisogna tenere in considerazione l’intera anatomia umana: la musica e il linguaggio non esistono né sono pensabili se non in relazione ad un corpo che si muove, appetisce e soffre. Il fondamento di tutti i processi essenziali della musica – ma, si potrebbe aggiungere a questo punto, anche del linguaggio – va insomma ricercato nell’intero corpo umano e non semplicemente nel suo genoma o nel suo cervello.
Nella prossima puntata farò vedere i video anche a voi, che state sbadigliando come i ragazzini, vi vedo, che credete? :-)
______________________
* vedi post precedente
**Gazzaniga è un notissimo ricercatore nel campo delle neuroscienze cognitive
***Steven Mithen, Il canto degli antenati. Le origini della musica, del linguaggio, della mente e del corpo, Codice, Torino, 2007

2 commenti:

  1. non so perchè ma mi sento raggirato... ahahahahaha

    RispondiElimina
    Risposte
    1. che bello che ridi! in effetti è una spudorata tattica di avvicinamento mimetico, la mia, ma è tutto affetto :-)
      dimmi se i tenores ti hanno emozionato.

      Elimina